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Le Scienze, articolo di Letizia Gabaglio

A caccia di un tesoro microscopico e nascosto

Un tesoro immenso, praticamente sterminato. È quello che si nasconde dietro i trilioni di batteri che vivono insieme a noi, letteralmente dentro di noi. È il microbiota, innanzitutto quello intestinale, di cui ormai si parla anche fuori dagli ambienti scientifici. Ma fino a 15 anni fa l’idea che dallo studio delle popolazioni di microrganismi che colonizzano l’intestino umano, ma anche la pelle o le mucose, potessero emergere informazioni importanti era lontana dal concretizzarsi. Mancavano gli strumenti. «Le potenzialità dei microrganismi mi hanno sempre affascinato. Quando poi, durante gli anni dei miei studi di dottorato, in letteratura scientifica sono apparsi i primi risultati delle nuove tecniche di sequenziamento del DNA, ho pensato che finalmente la passione poteva trovare soddisfazione», ricorda Andrea Castagnetti, microbiologo, direttore generale e co-fondatore di Wellmicro, la prima e unica azienda italiana microbiota based dedicata esclusivamente alla ricerca e all’analisi genetica del microbiota umano, animale e ambientale.

«La rivoluzione scientifica del microbiota è figlia di una rivoluzione tecnologica, quella della Next Generation Sequencing. Come nel caso di Galileo Galilei e del cannocchiale: in mano allo scienziato la tecnologia è diventata strumento di conoscenza e ha aperto a una visione totalmente nuova dell’universo», spiega Castagnetti.

Test in evoluzione

Allo stesso modo lo sviluppo di una metodologia che permette di identificare tutti gli organismi presenti nel campione di origine, senza la necessità di coltivarli in laboratorio, ha aperto un vaso di Pandora e ha permesso di comprendere quanto poco si conoscessero il microbiota e le sue potenzialità. «Alla fine del dottorato dovevo decidere se emigrare per continuare a studiare o inventarmi un lavoro. Ho scelto la seconda strada, anche perché ho avuto la fortuna di incontrare i ricercatori della Unit of Microbiome Science dell’Università di Bologna che sarebbero diventati i miei soci co-fondatori», va avanti Castagnetti. È qui, all’interno del Dipartimento di farmacia e biotecnologie (FaBiT), che nel 2015, come spinoff universitario, nasce Wellmicro. L’obiettivo era fornire, soprattutto ai professionisti della salute, un test del microbiota su misura per un singolo individuo. Fino a quel momento, infatti, la tecnologia disponibile veniva sfruttata su grandi numeri, in forma aggregata, nell’ambito di studi  scientifici. «Ma poi capitava che gli stessi clinici che collaboravano con il gruppo di ricerca per le sperimentazioni richiedessero test per i singoli loro pazienti», dice Castagnetti. «Ci siamo resi conto di un bisogno nascente a cui potevamo dare risposta». Wellmicro ha quindi colto in anticipo le potenzialità che lo studio del microbiota avrebbe poi espresso nei confronti della salute dell’individuo, elaborando metodi di ricerca e analisi dei dati che sono stati brevettati e definendo protocolli affidabili in ogni fase di lavorazione, per lanciare sul mercato nel 2016 il primo test sul microbiota intestinale.

Le prime vendite, infatti, arrivano subito, dopo neanche un anno dall’apertura della società. «Abbiamo cominciato a produrre fatturato da subito, perché non avevamo prototipi da sviluppare ma abbiamo proposto un servizio mettendo insieme strumenti già esistenti, anche se usati per altri scopi, cioè quelli di ricerca. Con questa strategia ci siamo sviluppati nei primi quattro anni. Poi è arrivata la pandemia», sottolinea Castagnetti. Che ha segnato una battuta ’arresto per molte attività, compresa quella di Wellmicro, ma allo stesso tempo ha rappresentato una opportunità per chi fa scienza: studiare un fenomeno mai visto prima.

E così hanno fatto anche i ricercatori dell’azienda italiana, studiando il microbiota intestinale e polmonare dei pazienti con COVID. Queste e altre ricerche sono state oggetto di pubblicazioni scientifiche peerreviewed, prodotte in alcuni casi nell’ambito del progetto di ricerca CIRCLES sul microbiota ambientale e delle filiere alimentari, finanziato dalla Commissione Europea con dieci milioni di euro, e in altri casi grazie alle collaborazioni scientifiche con soggetti pubblici e privati, come il Consiglio nazionale delle ricerche, l’Ospedale S. Orsola di Bologna, l’Università degli Studi di Milano, l’Università di Bologna, l’Università di Ferrara, l’Università Cattolica di Roma, Alfasigma, Coloplast, Synbalance.

Ricerca e sviluppo hanno portato all’evoluzione del test di Wellmicro: all’inizio, per esempio, veniva analizzata solo la componente batterica mentre oggi si possono studiare anche i miceti. In più, di recente si è aggiunto anche un test sul microbiota vaginale. «Stiamo lavorando a ulteriori evoluzioni in termini di qualità del  sequenziamento e dei compartimenti corporei a cui si può applicare: oggi abbiamo l’intestino ma non c’è nanometro quadrato delle mucose umane che sia sterile e quindi che non abbia interesse per noi», sottolinea Castagnetti.

Oggi Wellmicro è un’azienda indipendente a tutti gli effetti e fa parte di Named Group, il polo della salute naturale nato nel 2022 dall’unione di sette aziende italiane impegnate nella ricerca, produzione e commercializzazione di nutraceutici, integratori alimentari, fitoterapici e dispositivi medici destinati a regolare, mantenere e ristabilire un sano equilibrio dell’organismo.

«Il microbiota è un secondo genoma acquisito e plastico, quasi esclusivamente dipendente dall’ambiente e dallo stile di vita, e varia nel tempo in risposta a diversi input. Ecco perché grazie al suo studio possiamo aiutare a capire qual è lo stato di salute della persona e provare a intervenire prima di tutto con l’alimentazione, ma poi anche con integratori o farmaci», conclude Castagnetti.

Proprio sul fronte dell’interazione con i farmaci si apre uno degli scenari futuri più interessanti per lo studio del microbiota: sono sempre di più le prove scientifiche su come la composizione delle colonie batteriche influisce sull’efficacia dei trattamenti farmacologici, soprattutto quelli che modulano il sistema immunitario.

In altre parole, l’immunoterapia oncologica, per esempio, può funzionare di più o di meno a seconda del tipo di microbiota presente nell’intestino del paziente. Un campo di studi in espansione e un mercato tutto da esplorare su cui Wellmicro sta puntando grazie alle tante collaborazioni con università e centri di ricerca.

In prima linea per cercare di sfruttare quel tesoro immenso che abita dentro di noi.